Il mio amico Pietro Malaguti

...mi scrive:
pietromalaguti - germano bonaveri cantautore"Da parte mia tutte le volte che ascolto il tuo ultimo lavoro trovo frasi e concetti che condivido in pieno e che mi piacerebbe approfondire con te. Credo che questa tua opera sia di una attualità e intellligenza incredibili nel panorama artistico attuale. Sto "smontando" il tuo lavoro pezzo a pezzo in un'analisi che mi lascia sempre più stupefatto per la capacità di sintesi di pensieri profondi che non possono essere espressi altro che da un simbolismo esoterico che solo chi come noi cerca di perpetrare, può intendere. Il linguaggio con te diventa forma di pensiero liquida e tangibile.
Grazie."

Ecco. QUesto basta ed avanza come compenso per chi fa il mio mestiere. Grazie, Pietro.

Dove l'arte cammina leggera.

handMonica e Carlo sono due amici. Silenziosi. Discreti. Appassionati di fotografia e arte in genere. Ieri sono stati truccatori, tecnici luci, assistenti. Infaticabili. Carlo ha persino deciso di passare la notte in bianco al mio posto, interrogandosi su cosa poteva eventualmente generare problemi.
Impeccabili. Indispensabili.
Paolo è un fonico. Bravo, attento. Ha caricato e scaricato un camion di roba con una gamba dolente ed una spalla anchilosata, ha lavorato nel giorno di allestimento per 12 ore consecutive rislvendo problemi, riparando cavi, sopportando le problematiche di ognuno di noi, incoraggiando il gruppo. Tutto questo sapendo bene di dovere anche salire su quel palco, per recitare ed introdurre i musicisti. E domattina riscaricherà ancora quel camion. Paolo è un grande uomo, e basta.

Lucio.

dalla

Video de L'ORA DELL'OMBRA ROSSA

VIDEO PROMO de L'ORA DELL'OMBRA ROSSA (2011)

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VIDEO PROMO de LA HORA DE LA SOMBRA ROJA (2011)

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Raffaella Fiorini mi scrive...

...e le ho chiesto il permesso di pubblicare questa sua, non tanto per la gioia che le sue parole mi hanno regalato (infinita), quanto per la bellezza poetica che mi ha commosso.

Germano, ieri sera a Novoli avrei voluto farti tante domande, ma era tardi e dovevo rientrare a casa... eravamo in 25 - eravamo in tanti! - nella saletta della cultura, eravamo stanchi, un bimbo dormiva in braccio alla sua mamma... mi si chiudevano gli occhi per il sonno... volevo andarmene ma qualcosa... non so che cosa... mi teneva inchiodata sulla sedia e la tua voce le tue parole mi entravano dentro senza dovermi concentrare più di tanto... mi piaceva mannaggia, quanto mi piaceva la tua voce, la tua musica, i Tarot de Marseille di Camon&Jodorowsky (come i miei, che coincidenza...!)... ci hai fatto una lezione da aula magna, con il tuo racconto hai attraversato secoli di storia con una padronza di linguaggio impressionante ma anche di facile comprensione; varie volte ho dovuto chiudere gli occhi per meglio visualizzare le immagini che mi scaturivano dal tuo racconto.... e che cosa vedevo? il colore ROSSO, quello del sangue e delle rose, il rosso del pennarello di mia figlia per fare i tetti delle case o quello del timido Andrea (del Sarto) sul mantello della Madonna (delle Arpìe); rosso come un urlo, rosso come la mia rabbia... diamo parole alla nostra rabbia - ci hai detto - parole nuove per non morire e per trasformare tutto in nuova energia. Ed io ora dico grazie a te metalmeccanico poeta addetto alla mautenzione del mondo: sei un vulcano le cui metafore sono come fori da cui erutta la verità.
Ci rivedremo presto, ne sono certa!