Il Re degli Interstizi
Ispirata da un capolavoro omonimo di F. Pessoa, Il Re degli Interstizi è una canzone cui tengo molto.
Il brano affronta il tema della speranza, e della percezione ci sia qualcosa, oltre l'apparenza sterile della ineluttabile realtà.
E' la canzone che canta lo spazio tra le cose, la canzone delle intercapedini, delle epidermidi come confine tra noi stessi e ciò che ci circonda. E chiude omaggiando Pessoa, quando dice: "Tutti pensano che sia dio, tranne lui."
L'insondabile, il mistero dell'oltre-mondo. Oltre-mondo che ho già affrontato (e sì che certi temi tornano nella mia produzione) con una trattazione differente, perché vivendo il mio tempo cambio ogni giorno.
Sarà contenuta nel disco 1968, che uscirà a breve (in autunno di sicuro) e che non vedo l'ora di presentarvi.
Il Re degli Interstizi (Testo e musica G. Bonaveri)
I dubbi sul domani si posano nel cuore,
specialmente di notte,
all'improvviso,
nella penombra che confonde
il sogno e la realtà.
Il re degli interstizi ti sostiene,
nel torpore,
per non cedere di un passo
a quell'angoscia,
che il mattino poi
dissolverà.
E la voce che senti
non è dentro di te:
è un sussurro che dice
che hai sempre un motivo
per vivere.
E' un chiarore di fondo
dietro l'oscurità:
è il sovrano del mondo
che regna il sottile universo
tra sogno e realtà.
Nello spazio segreto
tra ciò che ha una fine
e ogni cosa che non finirà.
E' la bella speranza,
la quiete dell'eternità.
Tutti pensano
che sia dio,
tranne lui.