(Testi e musica Bonaveri)
E ad ogni inverno si muore davvero.
Quante braccia ferite:
le puoi contare sul marciapiede
o calpestare sovrappensiero,
ma sono lacrime di corteccia solida
quelle che schiantano al suolo
e sono figlie dell'anima ruvida,
che offre riparo ad angeli in volo.
E anche per loro si muore,
per loro si lascia che sia
perché la quiete è sudore,
è lavoro e fatica, anima mia.
Per loro si intreccian le mani,
ché abbiano un nido per riposare
fino all'incerto domani,
perché domani di nuovo
torneranno a volare.
E ad ogni inverno riposa immobile,
lascia comunque che sia
osservando un tramonto invisibile
nell' incombente foschia.
E se la neve nasconde la strada
sa che la strada l'aspetterà':
sa che dovunque si vada
altra neve dal cielo cadrà.
E ad ogni inverno rimpiangeremo
l'insofferenza di giorni migliori,
quel caldo violento e sereno,
il vociare chiassoso di mille colori,
di come davvero eravamo
prima ancora di noi,
e di quello che siamo
non accorgersi mai.
Esiste un altrove
fatto di nulla,
dove le troppe realtà
lasceranno la scena,
fuggiranno di casa
senza avere un motivo,
una scusa:
ma lasciando che sia,
lasciando che poi...
E ad ogni inverno, le foglie andate
tentando il volo e l'acrobazia,
sono metafore malriuscite,
abbandonate, anima mia.
Sono l'inutile resistere,
il senso greve della tragedia,
l'inesplicabile ripetersi
di questa nostra commedia.
Dove ogni cosa è quello che è,
mentre dimentichiamo
che succede da sé,
ed ancora saremo.
Esiste un altrove
fatto di nulla,
dove le troppe realtà
lasceranno la scena,
fuggiranno di casa
senza avere un motivo,
una scusa:
ma lasciando che sia,
lasciando che poi...
Perché ci tocca vivere,
si vuole ridere,
si deve scegliere
ma non resistere
e stare bene
nostro dovere,
nostra attitudine,
nostro volere.