Cosa porterai con te
quando renderai al mondo
il tuo involucro vuoto,
forgiato nell'apparenza
e dimmi, cosa porterai con te
di TUTTO IL tempo che hai dissipato
nell'assoluta irrilevanza
solo per essere riconosciuto?
Non portare l'obbedienza,
che là nessuno vuole comandare.
Nessuno striscia o chiede clemenza
come sei stato costretto a fare.
Poi, che t'importa d'abbandonare
questa vita che non hai vissuto
per il terrore cieco di morire
d'un male oscuro, forse mai esistito?
Non ti servirà il denaro,
con il quale ti sei comprato
la miglior tomba del cimitero
ed un bell'abito di velluto.
Se invece in vita ti sei venduto
per trenta spiccioli di fortuna,
nulla di più ti sarà dovuto
di un cappio al collo sotto la luna.
Non ti servirà il potere
per cui tutto hai sacrificato
che ti sei illuso di possedere
ma in verità non hai mai avuto
perché nel regno dell'oltremondo
ben poche cose potrai portare,
dopo che in vita hai toccato il fondo
non serve a nulla recriminare.
E credimi, ti mancheranno
le parole che non hai detto,
gli errori che si fanno,
la bellezza di un gatto,
un tramonto sulla pianura
quando le ombre diventano enormi,
una canzone da ascoltare in due
e l'ozio sano di certi giorni.
In quanto a me, cosa posso dire?
...ho sempre fatto quello che mi piace,
piccole cose che non sto a spiegare
ma hanno saputo rendermi felice:
una canzone che non vuoi ascoltare,
quel libro assurdo lì sul tavolino,
gli occhi che mi hanno fatto innamorare,
i fiori che colorano il giardino.
Piccole cose a volte inconsistenti
come la neve o come l'allegria
o l'inquietudine dei sentimenti
che si abbandonano alla fantasia.
Per questo viaggio sempre a mani vuote:
nessun fardello grava il mio cammino,
le ore vissute sono scivolate
inconsapevoli del mio destino.
A volte inciampo dentro una canzone
che non vuol essere dimenticata:
io la raccolgo, dandole attenzione,
sperando possa essere ascoltata;
e come lei son solo di passaggio,
come la strofa di una poesia:
sono un viandante perso nel suo viaggio,
che durerà quanto la vita mia.