Un tragitto per l'umanità, fatto di fiducia, saggezza e consapevolezza. Germano Bonaveri, nel nuovo album “L'Ora dell'Ombra Rossa” in uscita a novembre, ci conduce attraverso una nuova grande emozione.
Il Poeta Contemporaneo della musica sceglie il mezzo giusto, probabilmente l'unico creato con lo scopo di descrivere il percorso di crescita e realizzazione dell'essere umano. Quello che accadrà è solo nelle nostre mani, non nel nostro destino. E qualcosa certamente sta arrivando. E sveglierà le coscienze.
Undici Arcani Maggiori del Tarocco di Marsiglia per undici canzoni.
E' in arrivo il prossimo novembre “L'Ora dell'Ombra Rossa”, il nuovo LP di Germano Bonaveri che continua il tragitto di verità intrapreso dal cantautore nei primi tre album. Tuttavia, proprio come l'uomo che ad ogni passo sulla strada acquisisce una maggior consapevolezza di se stesso, Bonaveri qui ci ha messo qualcosa in più.
Un disco che combina l'inconfondibile stile musicale di questo poeta contemporaneo della musica ad incursioni rock, hip-hop, inedite sonorità strumentali e audaci ri
evocazioni melodiche, per descrivere un percorso umano, fatto di esperienze ed emozioni che conduranno l'uomo ad intraprendere la via della crescita interiore, quella dell'essere e non dell'avere.
E non è un caso se il percorso inizia con la rappresentazione dei pensieri folli, maniacali ed ossessivi che si affollano nella mente di un Bagatto rifugiato tra le ombre della sua stanza.
Un uomo che per non soccombere al suo destino sarà costretto a conformarsi alle consuetudini della società. L'Appeso a testa in giù, consapevole del sacrificio che dovrà fare per essere accettato dal sistema, così privo di coraggio da rifugiarsi nell'ipocrisia.
La paura non potrà che portarlo a scelte affrettate. E sibila il serpente, l'Imperatore che cercherà di arrivare al potere con l'inganno. Non è il solo a voler raggiungere questo obiettivo: in chiusura del brano, un coro di voci si unisce alla sua nell'intonazione di una marcia, memoria indelebile della sigla di “La Freccia Nera” del 1968.
Sarà il Diavolo tentatore a riconoscere l'errante tra le pieghe della vita. Farà breccia nei suoi desideri, insinuandosi in lui come il demone che spinge ad agire per il male, ma iniziandolo nel contempo alla rivoluzione interiore.
Qualcuno intanto sale deciso sul Carro, verso un luogo ed una missione sconosciuti. Segno di una consapevolezza alla quale si può arrivare solo attraverso dubbi e contraddizioni. Ombre lunghe e nere come il peccato originale che scontiamo senza esserne direttamente responsabili, destino che l'umanità dovrà essere in grado di interrompere.
Ci si concede solo una pausa all'interno del disco, perché due coniugi possano consolarsi l'un l'altro. Amanti ormai invecchiati, consapevoli che la natura uccide e che il tempo divide. E' una rassicurazione, dolce ma disincantata, quella che lui mormora a lei: in quel giardino, anche quando arriverà l'inverno, lei lo troverà vicino a sé.
E' solo un attimo, però, perché la macchina della Giustizia sta già partendo. Un brano reso storia per essere assimilato naturalmente, fino al momento in cui bilancia e spada potranno giudicare e giustiziare il tiranno che l'ha resa schiava per i suoi scopi, e restituirla al popolo.
Così la Ruota della Fortuna comincerà a girare. E' il momento giusto perché qualcosa venga lasciato indietro. Uomini che decidono finalmente di spiccare il salto verso una nuova dimensione di vita. Riflessioni di un poeta composte in un brano caratterizzato da nuove sonorità ed inedite voci hip-hop.
Lo chiameremo forse Matto l'uomo che ha deciso di lasciarsi alle spalle il passato, che non agisce più a seconda di ciò che ha imparato e vive unicamente il presente. Emarginato da un mondo al quale sente di non appartenere più, è un uomo che non ha nulla da perdere o un numero a rappresentarlo.
Lontano da quel mondo, servono le parole di Fernando Pessoa per descrivere il momento in cui l'uomo va incontro all'Arcano XIII, il vero trapasso: “La morte è la curva della strada. Morire è solo non essere visto”. Non è la morte del corpo, ma solo il divenire. A metà tra ciò che era e ciò che sta diventando, l'essere scompare, una sola preghiera a liberarlo della spinta interiore del demone che ora non serve più.
Ed ecco che l'Eremita adesso si trova solo, in un luogo che, se solo lì le parole avessero un significato, potrebbe essere descritto come “assenza” e “silenzio”. Di ciò che c'era prima, solo rovine dalle quali è impossibile ricavare anche il proprio nome. E' il luogo della conoscenza, lo spazio dato dentro di sé alla compassione, dove ogni rimpianto o pensiero non hanno più ragione di esistere. E' il luogo in cui ricercare il XXI° Arcano, l'abbraccio universale in cui diventi respiro e dove tutto – passato, presente e futuro - accade simultaneamente, come la vista dall'alto di una torre quando il cielo è sereno. E' la fine del percorso o solo un nuovo inizio?
Ci crede davvero, Germano, nell'uomo. E' un canto per l'umanità, il suo. Bonaveri sceglie precisi riferimenti culturali uniti alla sua esperienza di vita, accompagnando le parole, a seconda dei casi, con ironia, dolcezza, rabbia e compassione.
Qualcuno, tra chi lo ascolterà, ne sarà particolarmente colpito. Qualcun altro, forse, farà finta di non sentire.
Ma intanto l'ora dell'ombra rossa sta per scoccare. Ed il tempo, in questa dimensione, non è relativo.
Un ringraziamento a Germano Bonaveri e a Patrizia Muzzi di Parole & Musica, per avermi concesso il grande onore (ed anche la grande gioia) di ascoltare e recensire in anteprima il nuovo album.