Debutto al Teatro FANIN

Debutto al Teatro FANIN

Bellissima serata. Grazie a tutti: grazie ai musicisti Elena Champion, Gabriele Palazzi, Luca De Riso, Stefano Gentilini e Pietro Posani, grazie ai tecnici, grazie al mio produttore artistico Maurizio Biancani, grazie a Monica Faggiani per i monologhi, a Daniele Sala per la splendida regia, a Davide Tagliaferri per il disegno luci, a Enzo Milani in qualità di direttore di produzione, alla Fonoprint tuaa, a Paola Cevenini per l'abnegazione, a Marco STanzani ed allo staff di Red&Blue. Grazie allo staff del teatro Fanin.
Un grazie specialissimo e personale a Leo Cavalli, che ha permesso tutto questo.
Grazie a tutti quelli che sono venuti a trovarci e non vedo l'ora di ritrovarVi tutti insieme a tanti nuovi amici al Teatro LEONARDO di Milano mercoledì 21, ingresso naturalmente gratuito!

Qui sotto la recensione per TUTTOROCK di Silvia Raggetti, che potrete leggere nella versione integrale cliccando questo link.

Sarà che l’ho già visto un po’ di volte dal vivo, sarà che conosco le sue canzoni, sarà che so quanta passione trasmetta quando è sul palco. Seduta al Teatro Fanin, mi viene la pelle d’oca appena le luci si abbassano e le voci si zittiscono per lasciar cominciare il concerto di Bonaveri.
Germano Bonaveri siede al centro di un palco sul quale ogni musicista ha un palchetto privato sopraelevato, un accorgimento che ho apprezzato tantissimo e che ha dato risalto ad ognuno di loro. Due i compagni di sempre, Luca De Riso al basso e Gabriele Palazzi alla batteria, e tre le nuove leve che sono stata felice di scoprire: Elena Champion alla fisarmonica e ai cori, Stefano Gentilini al piano e Pietro Posani alla chitarra. Tutti impeccabili, tutti bravi accompagnatori ma anche con una bella presenza scenica ed un coinvolgimento che non li fanno rimanere relegati al ruolo di mero turnista. I botta e risposta tra gli strumenti e le dinamiche dei brani vengono ulteriormente accentuati dagli audaci giochi di luci, che hanno completato e dato risalto ad uno spettacolo visivamente curato come se ne vedono raramente.

Bonaveri ci presenta Reloaded, album uscito il 26 gennaio che raccoglie alcuni brani di precedenti lavori e qualche inedito. Come lo definisce l’autore, “Un disco di brani rivisitati, reinterpretati che sono un punto di arrivo di 14 anni di musica e un trampolino per proseguire questo unico, lungo concept che è dire ciò che penso mentre vivo la mia esistenza“. Vecchie conoscenze e nuovi ingressi rimangono nello stile cantautorale di Bonaveri, proseguendo lungo quel filo conduttore di invito alla riflessione e alla critica della nostra attuale situazione, soprattutto sociale. Bonaveri ci racconta storie di migranti, di matti, di clandestini, di inquisitori, di rivoluzioni, e tramite queste storie ci trasmette la sua visione del mondo, la sua visione di un occidente dove non è la speranza a mancare, ma la voglia di condivisione, la lotta per una giustizia davvero equa, la visione di un occidente dove tutto sembra riassumersi nella ricerca del profitto e nello sfruttamento del più debole, dove l’ignoranza diventa uno strumento di controllo del potere. Ma i testi non sono solo un’invettiva alla società attuale, Germano ci racconta anche storie molto intime: il suo ingresso nel mondo della musica, il ricordo della madre, del padre, del nonno, il suo essere “pazzamente innamorato”. I temi affrontati sono davvero tanti e Germano parla ai suoi ascoltatori con il cuore in mano, non c’è niente di trattenuto e il pubblico lo percepisce, sa che non c’è filtro e che Germano non ha paura di esprimere le sue opinioni. L’emozione continua a crescere dal primo all’ultimo brano, “Piccole vite”, con il quale Germano saluta Topo, il gatto con cui ha condiviso tanti anni di vita, che fa salire un groppo in gola anche a chi fino a quel momento era riuscito a rimanere freddo.
Le canzoni di Germano ti entrano nelle orecchie e salgono alla testa, e poi ti si rimescolano nella pancia per risalire dritte al cuore. Germano ci racconta la sua vita, racconta di quando, ragazzino, andava a pescare col padre, di quando faceva il metalmeccanico e poi il progettista, di quando la vita gli ha offerto una seconda possibilità e lo ha definitivamente portato alla musica, in un modo violento, certo, ma è pur sempre stato un grande regalo, e Germano è stato bravo ad accoglierlo come tale.

Un po’ di suspense la devo lasciare, ma quello che non posso raccontarvi potete vederlo e sentirlo da voi mercoledì 21 febbraio al Teatro San Leonardo di Milano.

SILVIA RAGGETTI