Raffaella Fiorini mi scrive...

...e le ho chiesto il permesso di pubblicare questa sua, non tanto per la gioia che le sue parole mi hanno regalato (infinita), quanto per la bellezza poetica che mi ha commosso.

Germano, ieri sera a Novoli avrei voluto farti tante domande, ma era tardi e dovevo rientrare a casa... eravamo in 25 - eravamo in tanti! - nella saletta della cultura, eravamo stanchi, un bimbo dormiva in braccio alla sua mamma... mi si chiudevano gli occhi per il sonno... volevo andarmene ma qualcosa... non so che cosa... mi teneva inchiodata sulla sedia e la tua voce le tue parole mi entravano dentro senza dovermi concentrare più di tanto... mi piaceva mannaggia, quanto mi piaceva la tua voce, la tua musica, i Tarot de Marseille di Camon&Jodorowsky (come i miei, che coincidenza...!)... ci hai fatto una lezione da aula magna, con il tuo racconto hai attraversato secoli di storia con una padronza di linguaggio impressionante ma anche di facile comprensione; varie volte ho dovuto chiudere gli occhi per meglio visualizzare le immagini che mi scaturivano dal tuo racconto.... e che cosa vedevo? il colore ROSSO, quello del sangue e delle rose, il rosso del pennarello di mia figlia per fare i tetti delle case o quello del timido Andrea (del Sarto) sul mantello della Madonna (delle Arpìe); rosso come un urlo, rosso come la mia rabbia... diamo parole alla nostra rabbia - ci hai detto - parole nuove per non morire e per trasformare tutto in nuova energia. Ed io ora dico grazie a te metalmeccanico poeta addetto alla mautenzione del mondo: sei un vulcano le cui metafore sono come fori da cui erutta la verità.
Ci rivedremo presto, ne sono certa!