Il dolore

E poi una mattina ti svegli ...ti accorgi che tutti i momenti belli che hai vissuto sono stati una amara illusione.... Ti guardi le spalle, e vedi il vuoto....davanti, il vuoto...al tuo fianco, il vuoto.... Ovunque...

Nelle tasche, nei ricordi, nel tuo presente, nel tuo futuro, in una vecchia foto che ti ritrae quando ancora ti pascevi dell'illusione, quando sognavi una vecchiaia fatta di passeggiate lungo viali alberati incontro al tramonto di una vita felice. Sogni, fatiche, discussioni... dove sono? Dov'e' finita la forza che ti ritrovavi sempre nellle ossa quando si trattava di rimboccarsi le maniche per ricostruire, o perche' anche le cose che non volevi fare, se prese come pezzetti del mosaico della tua vita, di quella che speravi e volevi, le facevi volentieri, certo che anche grazie a quei sacrifici avresti raggiunto la vera felicita'? Dov'e' ora ? , dov'e' quella vigliacca forza che ti farebbe sentire meglio, che arresterebbe questo fiume inarrestabile di lacrime ? Dove sei, Filosofia? Disperatamente la cerchi, per un attimo ti illudi di vederla, senti per una frazione di secondo che puoi farcela, che sei vivo.... Dove cazzo sei, maledetta Filosofia? Le tue regole, i tuoi consigli, che dispensavi agli altri e che sembravano regalare beneficio a chi ti ascoltava...cosi' perfette, vere...Dove sono? Per Dio, dove sono? E tutti i sogni , dove li hanno buttati? Quale ottusa sadica impietosa verita' bugiarda ha potuto cosi' selvaggiamente imbrigliare la sua fantasia, la sua voglia di liberta', la sua ingenua fiducia nella vita ? Hai vissuto un attimo ? Ancora devi cominciare? Quale sentiero adombrato e doloroso ti condurra' ora verso la fine? Stringerai ancora una mano, guarderai ancora occhi che nei tuoi si rifugeranno per cercare conforto in questa dimensione? A quale spalla ti appoggerai quando sarai stanco, chi ti sussurrera' parole amiche quando le onde vedranno il pennone della tua nave divelto? Sei solo. Ricordalo, sempre e comunque. Ora sei solo. Tutti lo dicono, ti hanno sempre insegnato che la sola cosa su cui contare nella vita e' te stesso...non credevi, vero? Sorridevi, e pensavi che saresti riuscito, che esisteva una dimensione nello spazio e nel tempo fatta di due anime che avrebbero resistito, che avrebbero guardato oltre, che si sarebbero bastate. Eccoti qui. Ora sei solo, indiscutibilmente ed irrimediabilmente solo. Intorno a te, solo il bisogno di poter credere che tu no, che tu resisterai, che sei forte, che ne hai passate di peggio. Ma quella , cazzo, era la tua casa, la tua meta, il tuo rifugio... Avresti speso il possibile e sofferto l'impossibile, hai tentato di farlo. Parlavi della forza dell'amore e farneticavi illuso su cio' che si poteva fare. ...si poteva fare... Avresti potuto... quasi ce la facevi...per quante notti cio' che avresti potuto ti tormentera'? Quale Dio ti ha fatto intravedere da bambino il paradiso, per poi negartelo cosi' selvaggiamente? Perche' tanta crudele determinazione...perche' per altri tutto cio' si risolve in un semplice allargare di braccia ed un inutile " che ci posso fare?, devo ammazzarmi?" Quante notti, quante stagioni supplicando chi era piu' forte di te di non abusare, di non proseguire, di fermarsi e credere. Quante ore trascorse a disegnare progetti, promettere cio' che avresti mantenuto, garantire cio' che non ti sarebbe mai pesato.... Ora sei solo, solo con tutto intorno che gira , lo vivi ed e' gia' ricordo, e prima ancora di divenire ricordo e' gia' dolore, che lacera le tue notti insonni, che riempie le narici e la gola di lacrime amare che soffocano i singhiozzi... Aria...forse ti servirebbe un poco d'aria ma anche lei brucia i polmoni, ed allora lasciali bruciare , che si consumino e farla finita... averne il coraggio. E domani? Come farai a sorridere guardando i bambini giocare, sentendo sulla pelle il vento di una Primavera che per te non e' mai arrivata? Quanta rabbia verso quel Dio che ti ha creato cosi' stolto da sperare, cosi' ingenuo da credere sempre e comunque, cosi' debole da continuare a lottare, cosi' perdutamente innamorato da lasciarti trafiggere, cosi' vero da soffrire oltre le tue forze.... Quanto rancore verso ricordi fatti di domande senza risposta, ricordi nitidi di discorsi senza eco, senza voglia, senza fiducia. Quanta paura di fronte alla freddezza ed alla padronanza, di fronte alla leggerezza ed all'allegria, nonostante tutto ed a prescindere da tutto. Ora sei qui, con intorno un reale che sembrava lontano fino a ieri, che hai cercato invano di sfuggire e che ti si ripresentera' puntuale ad ogni incrocio, ti sorridera' fiero della sua maturita', ti mostrera' quanto sei stato stupido e testardo. Ora sei dei nostri, ora ti hanno strappato dai tuoi sogni e ti hanno regalato un biglietto di prima classe per il treno della vita, ora ci sei. Benvenuto. Ti ritroverai con noi in qualche osteria per sentirti vivo nel tuo rumore, nel tuo ridere inutile e disperato. E ti ritroverai ancora con noi quando dopo esserti masturbato ti ritroverai sporco del tuo squallore e ti accorgerai di avere pensato solo ai tuoi ricordi, quando cercherai di convincere qualcun altro che la vita ti ha visto nascere solo , solo ti vedra' morire percio' solo qualcun altro dovra' continuare.... Forse, piangerai quando insieme a noi cercherai di negare il dolore, la sofferenza che ti sta gia' indelebilmente marchiando, e fingerai di essere felice per lei e per la sua vita che ora e' come voleva, ora si e' compiuta. Benvenuto sarai, quando griderai dentro pensando che al posto di quell'uomo avresti dovuto esserci tu, che quella stupida borsetta di finta pelle avrebbe potuto chiederla anche a te, anzi gliela avresti regalata senza neppure il bisogno che lo facesse, perche' tu la conoscevi... La conoscevi al punto che forse gia' sapevi che saresti morto dal dolore, che le dighe del mondo avrebbero ceduto all'improvviso non lasciandoti via di scampo. Ora la tua infanzia e' davvero finita. Non hai mai vissuto puberta', sviluppo, maturita'... hai solamente conosciuto un limbo amaro e vacuo che si e' disgregato alla prima raffica di vento. Amico mio...lascia che ti spieghi il mio sentire di oggi, di ieri, di sempre. E non ascoltarmi perche' io possa illudermi di lenirlo, raccontare significa sentire il suono di qualcosa che urla nel silenzio, significa rendere tutto piu' tangibile, il verbo e' forza, presenza, realta'. Un famoso filosofo una volta disse che per udire l'armonia celeste dell'universo non ci si deve fermare ad ascoltare il solo suono di uno strumento di quella suprema melodia, occorreva ascoltare con gioia la magia di tutta quella meravigliosa orchestra...Voleva cosi' significare che non ci si deve concentrare su di una sola persona, legare la propria vita ad una unica anima...oltre ad altri significati che non staro' qui a tentare di svelare. Quanti malintesi... quanta gente preferisce essere spettatrice di quella melodia.... Io ho solo tentato di suonare con quell'orchestra, di conoscere a fondo quello strumento, perche' suonando con esso avrei penetrato, capito ogni singola melodia, percepito ogni variazione di cadenza, di intensita'...avrei fatto parte di quell'equilibrio celestiale, compreso e goduto di una meraviglia della quale mi sarei sentito parte ,non spettatore. Amare? E' facile se si e' spettatori...amare puo' durare lo spazio di un minuto, puoi amare per un'ora intera di sfrenati amplessi, per un'orgia di suoni ed il lampo di una illusione bella da credere....ma sei solo spettatore , godi di suoni che non ti soffermi a capire, perche' il voler capire comporta sacrificio, impegno, responsabilita'. Scegliere di interpretare quelle armonie significa impararne le metriche, tentare di capire, dare senza attendere, incessantemente... Dare nella certezza del ricevere e curando ogni giorno quel germoglio che vedi crescere, che senza le tue cure potrebbe sfiorire in un batter di ciglia . Quando sei parte dell'orchestra, puoi godere degli stessi suoni che prima ascoltavi solamente, dare al tutto un significato in piu'...essere nella musica, non ascoltarla. Certo, e' piu' difficile...ma perche' si taccia di idealista chi insegue una armonia, solo perche' in minoranza rispetto alle scelte facili, al piacere immediato di un gesto vacuo o di una effimera libidine cerebrale? E' il pericolo del filosofeggiare se prima non si e' scelto di morire. Io non temo piu' il morire, amico mio, perche' senza la meravigliosa pace del mutare non apprezzeremmo le traiettorie sublimi del nostro breve comparire terreno. Io per mia ria sorte, ho cercato di suonare insieme all'orchestra. Ora per dimostrare una dignita' che non cerco dovrei scrollare le spalle, riarmarmi e ripartire... liberare dal mio fastidioso dolore l'animo altrui... Quanto dolore...dimenticatemi. Fate che per un attimo ancora io possa sentire la sua bocca, una sua carezza, l'odore del suo corpo... fate che la mia memoria possa un'ultima volta riempirsi di quei colori che se un tempo avevo sempre accanto ora non vedro' mai piu'! E poi ? Poi che faro' nell'attimo in cui la riperdero', nel momento preciso del nuovo distacco, quando la spada si conficchera' ancora dopo avermi trapassato, rinnovando il dolore su un povero corpo che ora desidera solamente pace? Perche' ora tutto grida, perche' ogni angolo di questa maledetta casa urla di lei, invoca la sua presenza, rinnova la sua luce? Dio mio...perche' mi hai ingannato cosi'...perche' ho sperato nella profondita' dellle tue parole e su quelle ho progettato di costruire una fortezza che ora non esiste piu', perche' mi hai rubato un sogno, l'unico dolce e sereno sogno che non potro' piu' cullare, colorare? Solo. Nessuna speranza, nessuno spiraglio. A che serve urlare, se nessuno puo' sentire la mia voce e volgere il capo? A che serve lottare, se l'ambito miraggio e' svanito al sole? Verso cosa tendere le mani se tutto ora si e' dissolto in una bolla di sapone? Ahi, quanto dolore. Fuori la gente continua, l'universo prosegue nel suo solito rotolare senza posa e le stagioni si accavallano veloci senza sgomitare, dentro il cuore la notte e' scesa senza esitazione ed un sole sta fuggendo lontano senza neppure voltarsi indietro.