Il codardo.

Certe volte mi chiedo quale sara' la mia eco. Ripenso al vissuto, alle esperienze, al progetto di vita mille volte riaggiustato al contingente come ci si passa una mano tra i capelli e si tossicchia per sedare l'affanno di una lunga corsa quando insegui l'autobus col vestito buono, immerso in una piccola folla disattenta con l'impressione che notino proprio te, il tuo intrometterti improvviso ed appariscente tra le routine altrui.

Sensazione che perdura fino a quando non ti siedi, fissando lo sguardo su una macchia di grasso del finestrino intuendo il paesaggio che scivola via. Ecco, allo stesso modo riaggiusto ed ho riaggiustato il mio progetto di vita: l'imbarazzo del sentirsi scoperto come inadeguato, la necessita' di nascondersi dietro qualcosa per poi rimettermi seduto a lasciare scivolare le cose fingendo di vederle. Quello che dimentico, e che sono io a scivolare, proprio come su un autobus. Quale sara' la mia eco? Lascio ogni giorno traccia di me, come scie di biscia sulla sabbia, segni mai diritti che ogni tanto testimoniano il mio arrotolarsi al sole, questo dolce stendersi a godere del transitorio. Peccato che un soffio di vento sia capace di indebolire questa memoria, peccato che quel bimbo abbia deciso di creare una storia di draghi e cavalieri proprio alle falde di un imponente castello di sabbia e bastoncini trasformando la memoria in futuro. Per lasciare un'eco occorre fare rumore, un qualsiasi suono va bene purche' si scontri contro un qualcosa, che so... un dubbio, un muro di canne, la vita stessa: dovrei forse allora scegliere di vivere ai margini , laddove le dogane delle cose creano limiti attraverso i quali passare od infrangermi gridando? La vita in fondo e' anche azione. Da fanciullo, seduto sulla spiaggia, osservavo il gioco delle onde contro gli scogli: quanta potenza, quanta volonta' di sacrificio con il solo fine di innalzarsi, di catturare un poco di sole e restituirlo al cielo con un brillare breve quanto un tuffo ... ci scrissi pure una canzone, o qualcosa di simile. Ma dopo?...dico, dopo e' un re-immergersi tra i flutti, uno scomparire feroce nell'andirivieni delle cose: l'onda si frantuma e ne potrei trovare infinitesime tracce tra milioni di altre, se solo sapessi riconoscerle, se solo lasciassero un'eco. Chissa' se una articola fluida dell'oceano, la piu' lontana da qualsiasi riva, ha mai conosciuto ostacolo... potrebbe esistere una molecola libera di naufragare giocando col vento come delfino tra le pieghe di questo enorme mantello azzurro, codarda eppure indispensabile, discreta eppure necessaria. Vivo l'oceano, ed ho sempre circumnavigato esperienze credendomi esploratore senza mai avvicinarmi alle verita'... qualche volta forse ho planato su rive orizzontali bianche e finissime, per poi ritrarmi senza mai sfiorare una nuvola. Ho una scatola di candele in garage. Quando per un accidente qualsiasi manca la luce, scendo a prenderne un paio aiutandomi nel percorso con un piccolo accendino, che poi si trasformera' nel loro carnefice: finalmente accese, adoro guardare i giochi di luce che disegnano sulle pareti. Mi piacciono quelle ombre evanescenti come l'incertezza, dai contorni sfumati e plasmate da tutto cio' che le ospita come acqua in una brocca. Esse sanno adattarsi, silenziosamente, a qualsiasi inconveniente. Semplicemente sorvolano purche' esista una piccola luce. Forse la mia eco sta a me come la luce all'ombra, esistera' una subitanea traccia di questo mendicare ossigeno in questa terra in approssimata sincronia al mio esistere, forse siamo una semplice ipotesi che muore quando diventa idea, come le follie solitarie che certe volte si incidono sulla cellulosa e svaniscono gia' il giorno dopo, sempre li' ogni mattina come un qualsiasi ieri a ritrovarci nuovi nel nostro falso rinnovarci. La mia eco, forse, non sara'. Se restera' qualche cosa, presumo sara' una semplice impressione, un battito d'ali, una grattata di capo. La mia codardia atavica diventera' saggezza in una delle tante nostalgie riverenti che qualche parente lontano chiamera' memoria. Cio' che so, per certo, e' che forse, tutto sommato, avro' vissuto qualcosa di simile ad una vita.