Una di quelle sere...

E' una di quelle sere nelle quali la noia siede per prima al tavolo di questa tua osteria quotidiana, una di quelle sere che non sai, non vuoi ma soprattutto senti dentro che non puoi... Ne' potrai, perche' il seme di questa tua apatia ha trovato nella grossolana zolla di questa vita nutrimento e ricettacolo per il suo radicare.

Dove sono scivolati quegli istintivi sprazzi di giovane follia, quando nudo ti tuffavi nelle turbinose acque di qualsiasi fiume di qualsiasi valle, ignaro di pudicizie e vergogna? Ah, l'eta'.... Questa malvagia processione di minuti che solo per assunto riesci a quantificare, semplicemente enumerare per dare pace alla disperazione. La morte, per quanto essa sia ad ogni pulsare di vena piu' vicina, e' assopita nelle nebbie della lontananza, foschie sottili ed ineffabili che occhio umano non riesce a violare pur tentando incessantemente tutte le vie che una razionalita' esausta e predisposta all'ozio suggerisce giorno dopo giorno dopo giorno... Cosa possiedi? Memoria? A che pro? Quale beneficio hai da questo retaggio, se non il doloroso confronto con cio' che ora sei? La chiamerai in causa per raccontarti alle genti che incontrerai, senza preoccuparti illuso di cio' che ora, davvero, i loro occhi vedono. Una ironia assoluta. Proiezione alterata dall'allucinogeno piu' forte, il vivere, che esalta momenti assolutamente irrilevanti di una qualunque esistenza per illuderci di essere, o quantomeno di essere stati. E' un reale che si nutre al participio, un attimo di lucidita' che per resistere alle intemperie cosmiche deve aggrapparsi a ieri. Non serberai memoria. A volte sfogli pagine ingiallite per ritrovarti com'eri, cos'eri... e nel subitaneo istante della presa di coscienza di un te che piu' non ti appartiene, senti quasi le forze mancare preda di una confusione assoluta. Memoria per che fare? Per tentare una assurda interpolazione spaziale e dedurre da questa un probabile futuro? Per disegnare su sabbie battute dal vento dell'impietoso oggi impressioni che neppure la follia di un pazzo osa concepire? Non coltivare memorie. Lascia che oggi come ieri scorra tra le infrascate rive di cio' che e' stato, perche' non sia finzione di esperienza. Vivi con gli occhi tesi oltre l'orizzonte, questo attimo che appena lo chiami e' gia' finito e' qualcosa di cui non sei piu' parte, in cui neppure forse sei esistito. Vivi invece con forza e con la disperazione dell'esigenza quell'istante che sta per... Pero' passano... mio dio, quanto veloci passano. L'esperienza, quella vera, non ha origine ne' eta'. Non sboccia tra i fogli dei calendari che hai gettato oltre le spalle, ne' ti giunge all'orecchio mescolata ai suoni che la bocca di un vecchio ti sussurra tenendoti sulle ginocchia: non nasce all'improvviso come nascono all'improvviso gli arcobaleni. L'esperienza non ha eta'. Esiste da sempre, non e' tua e non e' mia... Se esiste un dio, lo immagino attento spettatore di cio' che per gioco ha voluto creare, lo disegno allungato su un divano azzardato con una canottiera e la birra in mano mentre guarda una improbabile cosmica televisione, e guardando impara da noi. Guardando impara noi. Nessuna onniscienza, nessuna preveggenza... semplicemente una visione globale, da un unico privilegiato punto di vista di passato, presente e futuro da cui conoscere . Per questo, anche ammettendo l'esistenza di dio, siamo liberi. Macche' concupiscenza... semplicemente ne' noi ne' lui sappiamo cosa sara'. La vera distrazione all'atto della creazione, in sintesi, consiste nel non averci regalato la capacita' di vedere il futuro mentre accade, di vederlo dopo. Quando assistiamo allo spettacolo del futuro questi non esiste piu', perche' e' gia' presente anzi e' passato. Figli ciechi di un padre forse troppo superficiale, quantomeno approssimativo. Non interrogarti stasera sull'esistenza di Dio. Non stasera, perche' noia e solitudine alterano lo stato delle cose, perche' il sentimento quando vela lo sguardo di rugiada conduce verso sentieri di buie emozioni. Aspetta l'alba, quando un sole sincero scaldera' la panca su cui riposi e ricolorera' i prati e i cieli. Aspetta allora, vedrai l'attimo della vita che risorge srotolarsi come un purpureo tappeto ai tuoi occhi e percepirai, se porrai attenzione, il suono tiepido e lontano che fa' la luce quando squarcia a folle velocita' il drappo nero del cosmo. E' lassu', tra venti siderali di silenziosa eternita', che si raggomitolano le emozioni come bambini non nati; e' lassu' che aspettano che l'animo gentile li tenga in grembo per poi svelarsi, dando alle volte un significato all'intera vita. E' in una di quelle sere in cui l'animo si gonfia di malinconia che dovremmo fermarci un istante, uno solo, per sentire il rumore dei nostri silenzi ed accarezzarci il cuore.