Una delle canzoni che fanno parte del disco 1968, in uscita nella primavera del 2025 per Edizioni NOTA.
Il video è disponibile su YOUTUBE a questo indirizzo: https://youtu.be/zvQgxflUaVQ , ed a questo ne seguiranno altri.
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NOVECENTO (Testo e musica BONAVERI)
Ah che bel tempo il tempo che ho vissuto,
tutto in salita, tutto controvento,
ma adesso che il futuro è cominciato
ho quasi nostalgia del novecento.
Migliaia di uomini e donne
chini sull'avvenire
e calli nella mani, fatica e sudore.
E i figli, i figli sì,
una benedizione.
Ti chiameremo Marta
e vivrai un tempo migliore.
Quante cambiali per la televisione,
e la seicento ancora da pagare,
la lavatrice un lusso,
che non puoi immaginare:
e Marta che pian piano imparava a camminare.
Io ci ho voluto credere,
e credere davvero.
Come la terra dopo un temporale
fiorivano i progetti ambiziosi sul futuro
e Marta andava a scuola ad imparare.
Ah che bel tempo il tempo che ho vissuto,
tutto in salita, tutto controvento,
ma adesso che il futuro è cominciato
mi rendo conto che è trascorso in un momento.
E il novecento è uno sforzo di memoria
che fruga nella polvere dei giorni che hai vissuto
è il tempo che ad un tratto si fà storia:
è Marta che stasera uscirà col fidanzato.
Il novecento è soltanto un'impressione,
è un'occasione che non può tornare:
è un sogno che hai spezzato
e non si può aggiustare,
è Marta che oggi insegna in una scuola elementare.
Ed io ti ho visto crescere,
crescere davvero,
come l'alba al sorgere del sole.
Vorrei che la speranza che riponi nel futuro
non fosse mai delusa dai capricci del destino.
Ah che bel tempo il tempo che ho vissuto,
che così bello non è stato mai.
Il novecento volgare e dissoluto
che ha procurato solamente guai.
Ah che bel tempo il tempo che non sai
perché qualcuno già te l'ha rubato
e adesso che tu tempo non ne hai,
Marta, vorrei che tu m'avessi perdonato.
Per tutti i segni che non ho intuito
per quei presagi che forse avrei potuto,
per ogni volta in cui non ho reagito
e sono stato complice di ciò ch'è capitato.
Io ci ho voluto credere,
e credere davvero.
Come un giardino dopo il temporale
sfiorivano i progetti che avevamo sul futuro
e tutti increduli restammo lì a guardare.