GRANDI MAGAZZINI
Featured

GRANDI MAGAZZINI

Ciao cari amici. Il nuovo disco sta per fare il suo esordio nel mondo reale: vedrà la luce in autunno. Oggi voglio parlarvi di un brano che si chiama GRANDI MAGAZZINI.
La canzone prende i passi da una giornata qualunque vissuta in un qualunque centro commerciale, luoghi che sono ormai diventati centri nevralgici della vita sociale, finanche spazi in cui trascorrere un pomeriggio con i bambini, come fosse andare al parco o fare una camminata nella Natura.
Sono i paradossi di questa società, tutto ciò che ci circonda sembra calibrato a farci perdere il contatto con la reltà vera e ultima, con le piccole cose semplici che da ragazzo erano il quotidiano e che oggi fanno parte della straordinarietà.
Cibo spazzatura, che costa un terzo di ogni singolo ingrediente che servirebbe per prepararlo mentre un anchorman ci informa dei pericoli cui andiamo incontro mangiando un pugno di noci, od un frutto selvatico colto dal ramo.
Bambini che si smarriscono nel traffico di carrelli, sfuggendo a madri distratte dal loro smartphone, confuzione, ressa, competizione anche nel semplice gesto di andare alle casse per pagare.

La nevrosi impera, amici miei.

GRANDI MAGAZZINI (Testo e musica: Germano Bonaveri)

Nel centro commerciale,
all'ora di punta,
per il superfluo indispensabile
acquistare il comprabile,
perfettamente inutile
a attenti al portafogli
signori, diffidate!
di chiunque vi avvicini
con le mani sudate
che poi non si sa mai,
meglio evitare guai.

Sembra incredibile
ma siamo tutti qui
a sgomitare forte
il rene del vicino
che con occhio assassino
punta la cassiera
per saltare la fila.
Mi è testimone iddio
che c'ero prima io.

Per la miseria
stanate quel bambino,
abbiamo qui sua madre
che tenta di spiegare
di essersi distratta
con il telefonino,
ora lo sguardo vitreo
fissa l'altoparlante
ma come accade sempre
nessuno ha visto niente.
Cassa numero sei,
preghiamo tutti per lei.

Si dia finalmente stura
alla pornografia,
sbavando come cani
che inseguono l'offerta
fiutandone la traccia
che porta alla corsia
della tecnologia.

Trentasette rate
ritiro dell'usato,
tasso fisso e variabile
ed io ci son cascato.
Ho tre televisori,
uno giace da mesi,
tra i fiori del giardino.
Si sente un Hallelujah,
suona l'inno alla gioia:
per grazia del destino
uno sbirro ha catturato il bambino.

Pagare tutto in fretta,
è tempo di cenare.
Non manca proprio nulla
nel centro commerciale.
Peccato che il carrello
mi faccia bestemmiare:
hanno sabotato
la ruota posteriore.

Migliaia di avventori
si accalcano affamati,
le viscere ruggiscono
alla vista del banco surgelati,
io schivo quella bolgia
ed entro in pizzeria
minimalista e sterile, asettica pulita
come una farmacia.

Finita la giornata
bussola e coraggio
per rintracciare l'auto
dispersa nel parcheggio.
Qualcuno per sfogarsi
impreca con la moglie:
Si sta come d'autunno
sugli alberi le foglie

Uscito dall'inferno
tutto sembra tornar normale,
si spengono le luci
del centro commerciale.
Cumuli di acquistabili
perfettamente inutili
giacciono nei bauli
di file di automobili.
E' un viaggio nel deserto
in preda ad un miraggio,
l'idea che in fondo in fondo
poteva andarci peggio:
la carovana umana
procede lentamente
a guadagnar l'uscita,
ordinatamente.