Siamo di fronte ad un passaggio epocale della nostra Repubblica e molto probabilmente dell'Europa intera, passaggio che ha coinvolto Italia e Grecia in primis come fossero palestre di test e verifica: una prova muscolare. Sto parlando di una metamorfosi che sposta drasticamente gli equilibri e gli scenari di lotta sociale tra le classi, determinando una urgenza assoluta, anche da parte nostra, dell'innescarsi di una grande capacità di adattamento strategico: dall'undici novembre del 2011, infatti, il capitalismo si è fatto stato.
Non pensate scontato questo passaggio: la comprensione e l'interiorizzazione di questo evento sarà la chiave di distinzione determinante tra l'inefficacia e la riuscita di qualsiasi azione popolare, da oggi in poi.
Contro un liberismo ( e non lo chiamerei NEO, perché davvero nulla di nuovo sta apparendo al sole...sempre le stesse logiche) fattosi stato chi coltiva un pensiero alternativo viene posto inevitabilmente in una posizione di anti-stato.
E la macchina mediatica, che lo sa, sta già slegando i suoi fidi cani per generare una "emergenza anarchica" che solo in questo paese lascia tutti seriosi e compunti, invece di diventare oggetto di ilarità e riso. Basterebbe una analisi oggettiva del contenuto del comunicato seguito all'attentato di pochi giorni fa per smontare il tutto: non c'è il linguaggio, la strategia, la modalità. Ho la sensazione che come sempre i mandanti siano altrove, ed agiscano con ben altri fini.
C'è anche una grande confusione terminologica deliberatamente adottata: si parla solo di F.A.I. senza distinguere tra Fed. Anarchica Italiana e Fed. Anarchica Insurrezionalista, per esempio.
E allora iniziamo a leggere la scacchiera su cui stiamo per addentrarci guardando soprattutto i pezzi dell'avversario, senza deliziarci a vedere i nostri belli e lucidati di fresco: ci stanno mettendo fuori-legge.
I movimenti falliscono quando si mettono davanti allo specchio ed indugiano per farsi troppo belli, cadendo in una inutile autostima: restiamo brutti sporchi e cattivi concentrandoci soprattutto su quello che abbiamo davanti.
Stanno posizionandoci in una ottica di fuori-legge:
Fuori dalla costituzione, che stanno modificando selvaggiamente tutti assieme.
Fuori dallo stato, che è ostaggio del capitalismo, come dicevo poc'anzi.
Fuori dall'Europa, alla quale mai abbiamo partecipato in quanto cittadini: siamo solo sudditi.
Fuori dalla democrazia.
Ma soprattutto fuori dal diritto inalienabile che abbiamo all'esistenza. Siamo stati asserviti alla tecnica e costretti ad essere funzionali alla procedura, come diceva bene Anders tanti , troppi anni fa. Ci hanno inibito la possibilità di essere Homo Faber e resi insicuri come male interiore, proprio a causa di questa costrizione all'inazione rispetto alla creatività (ma vi tormenterò con altri post su questa questione FONDAMENTALE del riappropriarsi della dimensione di Homo Faber, non lo farò in questa sede).
Dove sono gli artisti (quelli veri e sinceri, intendo…non la merce mediatica della tivvu' come i neo santoni Saviano e Fazio o gli imberbi X-Factorizzati )? …perdonate la domanda, ma la questione è centrale: l'artista è Homo Faber per eccellenza, scarsamente propenso all'imitazione ed all'omologazione, intrinsecamente creativo ed autonomista: quindi il prototipo del rivoluzionario. Intendendo per artista anche l'artigiano vero: il ciabattino, fornaio, metalmeccanico… E dove sono i poeti? Qualcuno capace di condurci anche attraverso il terreno del sacro, dove germogliano i veri fiori della compassione e della educazione emotiva, le prime armi che ci serviranno per una simile impresa?
Nei miei concerti parlo di queste realtà. Allora contiamoci da subito, ed iniziamo ad affrontare le vere emergenze operative che sono uscire, andare là fuori e dimenticarsi qualsiasi rendiconto a breve termine. occorre investire su noi stessi, solidarizzare, spiegare, parlare.
Iniziamo a progettare soluzioni di solidarietà reale per reagire ad emergenze che sono alle porte: crisi alimentare, attivazione di meccanismi di scambio tra comunità attigue per sopperire all'eventuale imminente e probabile cessazione dell'erogazione di liquidità, ragioniamo di reperibilità di medicinali in caso di emergenze improvvise.
Agendo da dentro. Perché ci siamo dentro. Non succede solo più in Libia, o Kosovo, o Irak… succede ovunque o quasi nel mondo. Non è fragoroso come una bomba o tossico come l'uranio impoverito, ma sta succedendo. Ci stiamo dentro. Mi piace l'idea di tentare una strada civile per invertire la rotta. Non so se c'è il tempo, ma dobbiamo iniziare subito.
In ultimo: tentiamo, per quanto possibile, di liberarci di questa necessità di pensare sempre in termini di destra e sinistra. Quello schema usato ogni giorno da destra e da sinistra nasconde l'inganno più profondo: sono gli stessi, oggi servono tutti lo stesso padrone. Rileggetevi, o leggetevi la poesia Sant'Ambrogio di G. Giusti: questi qui temono "popoli avversi affratellati assieme". Personalmente, non appartengo né a QUESTA sinistra, tantomeno a qualsiasi destra. Restino fuori, e continuino a preoccupassi di cartolarizzare il finanziamento pubblico al partito gli uni, ed intrallazzarsi per leggi ad personam gli altri e tutti insieme ad inneggiare alla NATO quando esporta la democrazia in Libia con il cuore gonfio, come scriveva la sempre ipocrita ex-direttrice de L'Unità.
Il potere vero ha scelto già la prossima compagnia danzante, e sta demolendo gli inutili del momento per rappresentarsi ai nostri obnubilati sguardi come la migliore soluzione possibile: Monti sarà di parola… non si ricandiderà: lo acclameranno gli stolti. Stiamone fuori e agiamo dal di dentro: come diceva Gaber, "sono proprio brutti, TUTTI".
Ciao, e scusate per la lunghezza.